Mentre l’impatto economico della pandemia COVID-19 inizia a fare effetto, l’impeto popolare sta prendendo piede negli Stati Uniti, in Canada e in tutto il mondo per un rifiuto di massa nel pagare canoni, mutui e prestiti. Questo aprile, milioni di persone non potranno permettersi di pagare le bollette, indipendentemente dal fatto che lo vogliano. Come la pandemia, questa è l’inevitabile conseguenza di un sistema il cui scopo primario non è di tenerci al sicuro. Il virus non minaccia solo le nostre vite, minaccia anche l’ordine sociale che stava già rendendole impossibili.
Dal nostro punto di vista, la cosa più urgente da fare è difendere dallo sfratto e da altre conseguenze negative coloro che non pagano. Se non riusciremo a essere uniti per tutelarci l’un l’altro, coloro che detengono il potere ci isoleranno, ci tradiranno e ci distruggeranno uno dopo l’altro. Comunica con i tuoi vicini. Crea gruppi di difesa. Identifica i punti deboli locali. Elabora strategie. Sii creativo. Preparati a fermare gli sfratti con ogni mezzo necessario. Più persone parteciperanno, più ognuno di noi sarà al sicuro. Insieme, possiamo sopraffare i tribunali e gli sceriffi che fanno valere i privilegi speciali dei ricchi.
I beneficiari dell’ordine dominante stanno mobilitandosi per imporci le conseguenze di questa crisi — una legge per loro, un’altra per noi. Aziende come Subway, The Cheesecake Factory, Adidas e altre hanno già dichiarato che non pagheranno l’affitto di aprile. Esistono delle disposizioni per proteggere le persone del ceto medio che non possono permettersi di pagare i loro mutui, ma nessuna per le più povere che devono pagare l’affitto.
Qui, presentiamo un poster e due testi sullo sciopero degli affitti: il primo è stato creato dai membri di un gruppo che offre coordinamento a livello nazionale per lo sciopero, il secondo da anarchici coinvolti nello sciopero degli affitti sulla West Coast. Per saperne di più sullo sciopero degli affitti e su come partecipare, inizia qui .
Immunità per tutti: in difesa della casa
Nel XXI secolo, la sensazione di sentirsi a casa è diventata un’esperienza sempre più precaria e temporanea.
Alcuni dormono sui treni o per le strade; coloro che abitano all’interno di pareti di cartone, possono vedersi strappar via dalla polizia, in qualsiasi momento, anche quel minuscolo comfort. Altri vanno in affitto in case prefabbricate di legno e cartongesso, in cui la sensazione di sentirsi a casa viene interrotta da reminder mensili che ci ricordano che stiamo pagando solo per indugiare sulla proprietà di qualcun altro; l’affitto del mese successivo inizia a incombere non appena si esaurisce il peso di quello appena pagato. In senso più ampio, tutti gli esseri viventi su questo pianeta condividono la sensazione di perdere la nostra casa mentre il capitalismo industriale la rende progressivamente inagibile. Un miliardo di animali morti sparsi lungo tutta l’Australia mentre il fumo offusca il cielo sopra di loro — pozze di petrolio nero che galleggiano sull’acqua — un’isola di plastica nell’oceano: queste scene catastrofiche sempre più frequenti e intense dimostrano che, presto, la Terra potrebbe non essere più in grado di offrirci nessun luogo da chiamare “casa.”
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La pandemia COVID-19 è una di queste catastrofi. Eppure ci ha fatto capire bene l’importanza della casa. Lavarsi ripetutamente le mani e reprimere continuamente l’impulso di toccare i nostri volti riporta l’attenzione ai nostri corpi. Pulire le superfici e le maniglie delle porte ci ricorda tutti i modi in cui la nostra presenza fisica si sovrappone inevitabilmente alla presenza degli altri. La nostra incapacità di contenere la proliferazione di una minuscola informazione — 30 kilobasi di RNA all’interno di un involucro virale — sottolinea il fatto che la questione genetica è sempre stata una sorta di bene comunitario. I nostri corpi sono echi di una discendenza comune; ci tengono legati alla Terra.
Questa è la base su cui dobbiamo costruire una nuova percezione di casa. La casa è una struttura che favorisce la vita, un luogo di comfort e privacy, un luogo in cui non dobbiamo lavorare. Le nostre case ci offrono l’immunità dalle svariate forze che agiscono su di noi. Di fronte a una pandemia, quando “ci ripariamo in un luogo” per non diffondere il virus, le maggiori minacce alla nostra immunità sono le forze che cercano di derubarci delle nostre case. Con un incredibile tasso di disoccupazione probabile al 20% a causa della pandemia, dobbiamo confrontarci con i rapporti di proprietà che sottopongono le nostre case alle pressioni di locazioni e mutui.
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La nostra prima linea difensiva consiste nel diventare immuni a proprietari e costruttori che si aspettano un completo ritorno sui loro investimenti anche quando l’economia è al collasso. Abbiamo bisogno dell’immunità dagli esattori, dai tribunali che emettono notifiche di sfratto, dalla polizia che li esegue. Abbiamo bisogno dell’immunità per i pazienti che si sono ritrovati a dover pagare $ 40.000 per cure mediche di emergenza per il COVID-19. Abbiamo bisogno dell’immunità per i prigionieri, gli immigrati e i richiedenti asilo di tutto il mondo che sono condannati alla malattia e alla probabile morte mentre si trovano intrappolati in gabbie che non saranno mai delle case. Abbiamo bisogno dell’immunità per tutti.
Questo aprile, parecchie persone si rifiuteranno di pagare l’affitto e, con quest’unico gesto, daranno un nuovo significato al termine “immunità di gregge.” I virus hanno sempre ricoperto un ruolo evolutivo come vettori del trasferimento d’informazioni tra specie e regni; sono maestri nel sincronizzare i sistemi ecologici. Cosa sarà possibile se sincronizzeremo le nostre azioni in un rifiuto collettivo? Impegniamoci insieme a difendere questo posto che chiamiamo casa.
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Invito a scioperare
“La mia immaginazione mi rende umana e folle. Mi rivela tutto il mondo e allo stesso tempo mi allontana.”
-Ursula K. LeGuin
“Preferirei di no.”
-Bartleby
“La tradizione degli oppressi ci insegna che lo ‘stato di emergenza’ in cui viviamo è la regola. Dobbiamo giungere a un concetto di storia che corrisponda a questo fatto. Avremo allora di fronte, come nostro compito, la creazione del vero stato di emergenza; e ciò migliorerà la nostra posizione nella lotta contro il fascismo.”
-Walter Benjamin
L’1 aprile noi non pagheremo l’affitto. Non possiamo permettercelo. Già potevamo a malapena. Affitto: il nostro contributo mensile al sofismo secondo il quale le case in cui abitiamo su terreni rubati appartengono ai nostri proprietari, con i quali siamo indebitati solo per il fatto di essere vivi. Ora, quando la nostra stessa esistenza come specie è messa in discussione, non possiamo sopportare l’incubo di quella relazione.
Nell’ultimo decennio, le insurrezioni che hanno rovesciato i regimi sono state sconfitte dalla gentrificazione globale delle città. I ribelli nelle città di tutto il mondo si sono inchinati al crescente costo della vita e al logorio del lavoro che succhia l’anima. Le nostre vite sono diventate sempre più frenetiche. Stanno riversando un trilione di dollari al giorno nelle banche per tenerle a galla Le domande di disoccupazione che ogni giorno vengono presentate ovunque nei cosiddetti Stati Uniti stanno già superando quelle al culmine della crisi finanziaria che precedette i movimenti di Occupy. In California, l’associazione dei proprietari di case ha inviato ai suoi elettori una lettera in cui consigliava ai proprietari di congelare gli affitti, lavorare con gli inquilini per stabilire piani di pagamento e sospendere gli sfratti. Eppure i Governi delle città offrono solo protezioni infime per gli affittuari. I capitalisti hanno annunciato la loro disponibilità a sacrificarci in massa sull’altare dell’economia. Ci vogliono già far tornare al lavoro.
I nostri nemici hanno paura. Sanno che è in arrivo una tempesta. Non si può andare avanti così.
L’1 aprile, un’ondata senza precedenti di noi semplicemente non pagherà l’affitto. Qualcuno lo farà per solidarietà. Alcuni perché non hanno altra scelta. Altri lo faranno come intero edificio o come intero isolato. Qualcuno lo farà da solo. Questo sciopero non appartiene ad attivisti, organizzatori o militanti. Appartiene a tutti noi, a tutti coloro che semplicemente non possono o non vogliono sopportare il peso di questa crisi. Appartiene a tutti coloro che non pagheranno, che non s’indebiteranno più, a tutti coloro che si daranno man forte nel dire “no.” A tutti coloro che si amano e si rispettano a vicenda.
Non è la prima volta che scioperiamo.
Alcuni di noi hanno scioperato nelle carceri, nelle aule, nelle strade e nei porti. Ora stiamo scioperando dalle nostre case. Come scendemmo in piazza dopo la pandemia del 1918, e come scioperammo dopo la peste bubbonica. Dopo quelle catastrofi, non poterono tenerci al lavoro, non poterono fermare la nostra libertà di cirolazione, e scoprimmo i modi per espropriare ai ricchi i beni accumulati persino nella morte - la forza che ci livella. Infinite nuove possibilità di vita sono improvvisamente diventate concepibili per innumerevoli persone che solo ora stanno immaginando di poter esistere al di fuori dell’economia. Mai prima d’ora c’è stato un bisogno così impellente per la nostra immaginazione, per la nostra attenzione energetica.
Gli stessi politici progressisti che hanno reso inoffensiva la parola abolizione stanno già cercando di appropriarsi del linguaggio del mutuo aiuto. Sanno che lo Stato non può salvarci. Se il mutuo soccorso è, in effetti, un fattore in evoluzione, allora i modi in cui si è diffuso in lungo e in largo hanno già iniziato a trasformarci. Quando tutto sarà finito, le autorità ci diranno che siamo sopravvissuti solo grazie al loro controllo; i liberali stanno già applaudendo al nuovo autoritarismo in nome del bene comune. Tuttavia sappiamo che ciò che ci tiene davvero in vita è il nostro prendersi cura gli uni degli altri.
Il virus minaccia le nostre vite ma minaccia anche l’ordine sociale che le rendeva impossibili. Affitti, lavoro, prezzi, debiti, assicurazioni — tutti gli imbrogli che ci hanno segnati -: facciamo sì che il virus li congeli. Berremo il fuoco e ci occuperemo dei nostri focolai mentre attenderemo il freddo.
La primavera è alle porte. Con il pesce d’aprile (in inglese, l’1 aprile si chiama “April Fools’ Day,” il Giorno dei folli) la primavera arriva sul serio: un rinnovamento, un giubileo, una sospensione, un’inversione, uno scherzo del destino — ma non per noi. Il viaggio del folle spiana la via al mondo. L’inevitabile mancato pagamento d’innumerevoli debiti sarà il nostro primo colpo contro il mondo dei provvedimenti e dei controlli. Questa è la cosa più semplice che possiamo fare. Di fronte alla malattia, inizia con serenità, benevolenza, riposo.
Se il lavoro stesso ci sta uccidendo, lo sciopero non può essere ulteriore lavoro. L’1 aprile non è un giorno d’azione. In quel giorno, dormi, chiama i tuoi amici, bacia il tuo amore, leggi, medita, bevi acqua e preparati. Quel giorno sarà una piccola chiave che aprirà un portone. I gestori delle città costiere stanno già testando la nuova normalità, ma le carte sono ancora in tavola. La crisi non finirà fino a quando non lo decideremo noi. Ora, quando tutto è in gioco, la nostra arma più grande è il nostro rifiuto collettivo di fare il loro gioco.
Il vecchio mondo non ci darà tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Come potrebbe? Salute, riposo, un mondo senza debiti o prigioni, casa - noi che varcheremo questa porta dovremo trovare queste cose per noi stessi. Dobbiamo concepire lo sciopero nel modo più ampio possibile.
Non abbiamo paura delle rovine. Oggi, quando il futuro di tutti noi è stato cancellato, quello che sta per accadere potrebbe essere tutto ciò che avremo. Non torneremo alla normalità. Saremo noi a dare forma a ciò che verrà dopo. Alleggerisci il tuo fardello. Non devi sopportarlo da solo. Stiamo colpendo. Con così tanta distanza tra noi, è tempo di attivare tutto ciò che si collega.
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Non pagare. Nemmeno noi lo faremo. Non possono sfrattarci tutti. Gli faremo patire le pene dell’inferno se ci proveranno.
Sappiamo come sopravvivere a un’epidemia.
La salute è in voi!