Grecia: la Corte si è pronunciata contro Alba Dorata ma nelle piazze la lotta continua

:

“Vogliamo che il fascismo venga abolito, non regolamentato giudizialmente”

Categories:

cdn.crimethinc.com/assets/articles/2020/10/24/header.jpg

In Grecia, il partito di estrema destra Nuova Democrazia ha presieduto per oltre un anno e mezzo di sforzi reazionari per schiacciare la vibrante cultura della resistenza del Paese, prendendo di mira immigrati, anarchici, ecologisti, studenti e quartieri ribelli. Il 7 ottobre, dopo sette anni di pressioni popolari, i tribunali greci sono finalmente stati costretti a dichiarare colpevoli i membri del partito fascista Alba Dorata per l’omicidio del musicista greco Pavlos Fyssas. Questo gesto avrebbe dovuto legittimare Nuova Democrazia, allontanandola dal partito fascista di cui ha rubato la base elettorale per mettere in atto una versione più rispettabile dello stesso programma. Ma nelle strade, nei campi profughi e nelle carceri, le stesse lotte continuano con immutata intensità.

Quest’articolo è una versione ampliata dal contributo di Radio Fragmata al report di Bad News. Potete anche leggere i nostri report di maggio , giugno , luglio , agosto e settembre .*

Antifascismo

Il 7 ottobre si è svolto ad Atene il processo al partito neonazista Alba Dorata. Le udienze hanno riguardato l’omicidio del rapper greco antifascista Pavlos Fyssas, noto anche come “Killah P,” avvenuto nel 2013. Il gruppo neonazista, che in precedenza deteneva seggi sia nel Parlamento greco sia in quello dell’Unione Europea, è stato accusato di cospirazione per “aver agito come un’organizzazione criminale” e per aver ucciso Killah P e diversi migranti.

Scontri nel 2017 nel quarto anniversario dell’omicidio di Pavlos Fyssas. Azioni come queste sono state essenziali per spingere i tribunali greci a continuare a perseguire i suoi assassini anziché chiudere silenziosamente il caso tenendolo nascosto al popolo.

Il giorno del processo, un migliaio di persone si è radunato fuori dal tribunale del centro di Atene per manifestare contro il partito fascista. Piccoli scontri hanno avuto luogo dopo che la Polizia ha attaccato il corteo. Gli agenti hanno lanciato lacrimogeni, sparato getti d’acqua con idranti e attaccato brutalmente dimostranti a caso; la gente ha lanciato delle molotov e ha costruito delle barricate per difendere il corteo. Non è certo se le azioni della Polizia siano state ordinate dall’alto, o siano state il risultato del suo stesso disappunto per il fatto che un partito ampiamente gradito dai poliziotti greci sia stato ritenuto criminale dallo Stato che fa loro ricorso.

Ai membri del partito sono state inflitte condanne che vanno dai 5 ai 13 anni di carcere, incluso l’ergastolo per il responsabile dell’omicidio di Killah P. Tuttavia, dal momento del verdetto, lo Stato ha già rivelato quanto sia insensato aspettarsi giustizia dal sistema giudiziaria. Il pubblico ministero ha chiesto la sospensione di tutte le condanne, eccezion fatto per la persona ritenuta responsabile dell’omicidio di Killah P. Uno dei membri di Alba Dorata usufruisce anche dell’immunità politica a causa del suo status nel Parlamento europeo. La maggior parte di loro rimane fuori di prigione, adducendo scuse come l’avere parenti malati o di aver contratto il COVID-19 - ironico, dal momento che Alba Dorata ha negato l’esistenza di una pandemia e ha appoggiato teorie del complotto su come questa sia stata creata da individui come George Soros.

Siamo in attesa di un’altra Corte d’Appello e, nonostante questo processo sia probabilmente il più famoso nella storia greca moderna, non sorprende che le condanne non rendano giustizia per le atrocità perpetrate da Alba Dorata. Così tanti atti di violenza vengono ignorati. La Corte d’Appello, l’esecuzione delle pene detentive e la direzione che sarà imboccata dal pubblico ministero nei procedimenti giudiziari successivi al verdetto rimangono nebulosi. È ragionevole aspettarsi che, quando il caso sarà scomparso dalle testate giornalistiche, il Governo di destra di Nuova Democrazia giungerà alla conclusione di aver ottenuto l’effetto di cui aveva bisogno dal verdetto di colpevolezza; molti degli imputati potrebbero finire per non scontare affatto la pena loro comminata.

Ecco una dichiarazione di Radio Fragmata in risposta al verdetto:

“Siamo solidali con quest’ampio momento di gioia a scapito e con disagio della feccia da cui è formata Alba Dorata. Vogliamo tuttavia usare la nostra voce per affermare che la nostra sete di vendetta per i loro atti atroci non è soddisfatta. Vogliamo che il fascismo sia eliminato, sia a livello sociale sia istituzionale, e non la regolamentazione giudiziaria del fascismo.

Con un umile apprezzamento per i sentimenti di redenzione provati dalla famiglia e dagli amici di coloro che sono stati colpiti dalla putrescente esistenza di Alba Dorata, vogliamo anche denunciare i trucchetti dell’amministrazione di Nuova Democrazia.

In un certo senso, anche Nuova Democrazia ha vinto oggi. Creando questo spettacolo di “giustizia,” cerca di distinguersi dagli “estremisti marginali” di Alba Dorata e di rafforzare la propria pretesa di eroi neoliberisti moderati di una Grecia europeizzata. Allo stesso tempo, continua a compiere pogrom fascisti contro persone di colore e immigrati e dichiara guerra ad anarchici e antifascisti.

Non c’importa quando soffrirà chi fa parte di Alba Dorata, indipendentemente dalla causa; se a causa dei tribunali, del COVID-19 o perché inciamperà su una buccia di banana. Tutto ciò che causerà dolore a questi orribili fascisti ci dà conforto ma non vogliamo usare la nostra voce per apprezzare i tribunali di questo sistema fascista. Come anarchici, riconosciamo che nessuna vera giustizia sarà mai trovata nei tribunali. Il sistema giudiziario in sé è un’ingiustizia nei confronti della nostra umanità. Le orribili azioni di Alba Dorata devono essere vendicate e affrontate nelle piazze e nella nostra più ampia rivolta contro una società costruita su ideali fascisti.

Non è chiaro quanto tempo queste persone resteranno in prigione. Non è chiaro se Pavlos non fosse stato greco se il suo caso sarebbe mai arrivato sotto i riflettori o se non sarebbe stato perseguito come quelli di tante altre persone torturate e uccise da Alba Dorata e da fascisti/patrioti greci. Non è chiaro se lo Stato compenserà e tranquillizzerà il suo zoccolo di destra dopo questo, moltiplicando la futura repressione ai danni di immigrati, anarchici e di altre comunità che considera sacrificabili o indesiderate.

Riconosciamo le lotte e gli sforzi nelle piazze per attirare l’attenzione su questo caso, ma supplichiamo di non consentire allo Stato e ai suoi trucchetti di limitare la distanza e le vittorie delle nostre lotte.

I due compagni accusati di terrorismo per aver attaccato gli uffici di Alba Dorata vedranno ora cadere le loro accuse? Dopotutto, secondo i tribunali, stavano combattendo un’organizzazione criminale. Certo che no: respingere quelle accuse non servirebbe agli obiettivi di Nuova Democrazia.

Usiamo le nostre voci per andare oltre e alle nostre condizioni!”

-7 ottobre / RF

Scontri il giorno del verdetto per Alba Dorata.

Poiché riteniamo sia essenziale ottenere la vittoria nelle piazze, vogliamo riconoscere alcune delle azioni che costituiscono il caso.

A Patrasso, il giorno prima del processo, alcune persone hanno attaccato la filiale locale del Ministero della Giustizia, oltre a due bancomat e a due succursali bancarie. Un gruppo anonimo si è assunto la responsabilità dell’azione. Un estratto dal comunicato afferma:

Nelle prime ore della mattinata del 6 ottobre, in attesa del completamento del processo ad Alba Dorata, abbiamo scelto di colpire obiettivi statali e capitalisti in varie parti della città. In particolare, la filiale del Ministero della Giustizia, due bancomat e due succursali bancarie sono state distrutte e lordate di vernice…

In quanto anarchici, non ci facciamo illusioni sul sistema di giustizia borghese, poiché sappiamo che è uno dei fondamenti per conservare e formare il potere. Non abbiamo fiducia in questa istituzione, che sarà sempre a favore di padroni e governanti.

Riconosciamo che questo processo non è affatto la battaglia finale contro il fascismo, perché la lotta antifascista è quotidiana e richiede vigilanza e presenza costanti nei nostri luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università e nelle piazze.

Non importa quanto lo Stato intensificherà la sua repressione, non importa quanti squat saranno sgomberati, non importa quanti rivoluzionari imprigionerà: difenderemo la lotta anarchica/antifascista, con l’obiettivo di migliorarla.

In attesa del processo, le persone hanno intrapreso altre azioni contro gli uffici di Nuova Democrazia, come contro quelli degli avvocati che difendono Alba Dorata. I comunicati per le azioni hanno esplicitato un messaggio di rifiuto di abbracciare la giustizia statale. Era impossibile non notare anche gli striscioni e i graffiti in tutto il Paese.

Il verdetto è arrivato poche settimane dopo che 51 persone erano state arrestate, per poi essere incriminate, mentre stavano cancellando scritte fasciste a Salonicco. Proprio come Facebook, o Macron in Francia e la Merkel in Germania - e presto Biden negli Stati Uniti – Nuova Democrazia cerca di presentarsi come paciere di una società polarizzata mentre impone e protegge le politiche e gli obiettivi più ampi della destra.

Graffiti antifascisti in memoria di Pavlos Fyssas.

Pochi giorni prima del processo contro Alba Dorata, un uomo di 64 anni ha ucciso un ragazzo rom di 18 anni nella regione di Messina, nel Peloponneso. L’uomo afferma che il ragazzo stava cercando di derubarlo ma i testimoni affermano che stava semplicemente camminando sulla sua terra per raccogliere dei limoni. L’uomo sostiene anche di aver sparato solo per spaventare il ragazzo; tuttavia, gli ha sparato tre volte con un fucile.

Dopo l’omicidio del giovane, la comunità rom di Messina ha circondato la stazione di Polizia, sperando di mettere le mani sull’assassino e vendicarsi. La notizia si è diffusa in tutto il Paese, raggiungendo varie comunità rom ad Atene, Volos, Kalamata, Katerini, Salonicco, Aspropyrgos, Lamia e altrove. Durante la settimana dell’anniversario dell’omicidio di 800 bambini rom ad Auschwitz il 10 ottobre 1944, le comunità rom di tutto il Paese hanno preso parte a rivolte e a barricate in risposta all’omicidio. Il Peloponneso, pur essendo stato occupato dai nazisti, ha molti gruppi fascisti attivi e parecchi casi di violenza razzista.

I rom sono esclusi ed emarginati in Grecia, come lo sono nel resto dell’Europa. Mentre l’uomo è stato accusato di omicidio, lo Stato ha anche accusato due ragazzi rom di violazione di domicilio con l’accusa di trovarsi con la vittima al momento della sua uccisione. Le leggi che circondano quest’omicidio assomigliano a quelle “stand your ground – difendi il tuo territorio” negli Stati Uniti; con ogni probabilità, rimarrà impunito a causa dell’etnia della vittima. Il fascismo è vivo e vegeto in Grecia e nessun tribunale sradicherà mai un’ideologia che serve a proteggere lo Stato.

Scontri fuori dal tribunale in seguito al verdetto contro Alba Dorata.

Sciopero generale degli studenti

In tutto il Paese, massicci scioperi studenteschi sono esplosi in risposta alla mancanza di sicurezza nelle scuole di fronte al COVID-19. Lo Stato continua a reindirizzare denaro verso i tentativi di gentrificazione, verso i budget militari e della Polizia mentre rimanda gli studenti a scuola nel bel mezzo della pandemia con nient’altro che l’obbligo d’indossare una mascherina. In alcuni casi, gli studenti hanno occupato le loro scuole; ironia della sorte, alcuni genitori conservatori hanno risposto aggredendo gli occupanti e cercando di abbattere le barricate, nonostante il fatto che i loro figli stessero combattendo per la propria sicurezza.

Le occupazioni sono iniziate in risposta alla mancanza di protocolli di sicurezza anti-virus nelle scuole. Si sono politicizzati come conseguenza dei tentativi di sostegno da parte dei gruppi anarchici, così come le esperienze di repressioni e brutalità statali vissute da molti giovani.

Per sostenere le manifestazioni guidate dai ragazzi, le proteste di massa in bicicletta e il blocco delle scuole, gruppi anarchici e antifascisti hanno organizzato azioni di solidarietà e appeso striscioni, oltre ad aver aiutato a difendere le occupazioni. Con l’aumentare della portata dello sciopero, lo Stato ha minacciato di espellere dalla scuola i giovani identificati come partecipanti alle occupazioni. La repressione si è intensificata con la Polizia antisommossa e con la squadra Delta che hanno attaccato i giovani, lanciato lacrimogeni verso gli studenti e, in di recente, arrestando e picchiando quattro quattordicenni.

Si pensa che lo sciopero proseguirà, mentre i media istituzionali hanno cercato di minimizzare l’attenzione, ridicolizzando le richieste di sicurezza dei giovani come nient’altro che un tentativo per non andare a scuola. Le richieste originali degli studenti erano:

• Dividere le classi in sezioni per evitare il sovraffollamento • Reclutare insegnanti a lungo termine, non insegnanti con contratti temporanei • Ampliare i finanziamenti per il personale ATA • Fornire maschere di dimensioni adeguate agli studenti in base alle necessità, oltre a DPI in genere e disinfettante per le mani gratuito

Lo Stato ha chiarito a un’intera generazione di non preoccuparsi della sicurezza e della salvaguardia dell’umanità, lasciando una nuova generazione di giovani scettici e scontenti.

Graffiti a sostegno delle occupazioni studentesche: “Il sistema d’insegnamento è l’insegnamento del sistema.”

Repressione

Mercoledì 16 settembre 2020, la Polizia ha fatto irruzione in diversi appartamenti a Berlino e Atene, portando avanti le accuse del procuratore generale federale tedesco presso la Corte federale di giustizia in merito alla “formazione di un’organizzazione criminale” ai sensi dell’articolo 129 del Codice penale. I raid e le accuse sono state fatte passare sotto silenzio; secondo uno dei pochi report dei media istituzionali, fanno parte di un’indagine più ampia sulle rivolte avvenute durante il G20 ad Amburgo.

Ad Atene, poliziotti greci dell’autorità antiterrorismo (DAEEB) e un ufficiale dell’Ufficio federale della polizia criminale (BKA) hanno fatto irruzione in due appartamenti per effettuare altre perquisizioni. Hanno portato gli accusati e le altre persone trovate nei due appartamenti al quartier generale della Polizia ateniese e li hanno sottoposti a degli interrogatori.

Dopo dieci ore di attesa, hanno rilasciato due persone e tratto in arresto le altre tre a causa del ritrovamento di spray al peperoncino rinvenuto nell’appartamento (violazione della legge greca sulle armi), due coltelli tascabili e per essersi rifiutati di farsi prendere le impronte. Dopo altre sei ore, gli arrestati sono stati trasferiti nelle celle della prigione. La mattina successiva, una squadra armata di tutto punto ha fatto indossare ai tre dei giubbotti antiproiettile come se fossero i protagonisti di un blockbuster (un grande classico per presentare l’autorità antiterrorismo), li ha ammanettati e portati in tribunale. Tuttavia, alla fine dell’udienza, il tribunale ha deciso di rinviare il processo e rilasciare i prigionieri.

Le accuse sembrano assurde. Tuttavia, sia le implicazioni delle accuse di cospirazione e sia la volontà dello Stato di coordinarsi per portare avanti il caso a livello internazionale indicano quanto le autorità europee stiano facendo sul serio.


Nel frattempo, Pola Roupa, membro sotto accusa del gruppo Lotta rivoluzionaria famosa per il presunto dirottamento di un elicottero per liberare un prigioniero politico dalla prigione di Korydallos ad Atene, continua a lottare per migliori condizioni di vita e per l’appello della sua sentenza.

Il 24 settembre, l’unità della Polizia antiterrorismo ha arrestato tre compagni dopo aver fatto irruzione nelle loro case e in un magazzino. I media avevano già una storia completa dei poliziotti che li collegavano al “Gruppo di combattenti popolari,” un gruppo rivoluzionario che, dal 2013, rivendica la responsabilità di diversi attacchi. Sembra che la storia sia basata su notizie e prove false. Due di loro sono stati rilasciati; uno è stato trasferito nella prigione di Larissa, trovandosi ad affrontare la vendetta del Ministro Chrysohoidis. Concentrandosi sui suoi contatti passati con il famoso latitante Palaiokostas, lo Stato greco sta cercando di metterlo a tacere e allo stesso tempo di inviare un messaggio a tutti gli aspiranti rivoluzionari del presente e del futuro.

Il 14 ottobre, Şadi Naci Özpolat, un combattente del “Fronte popolare” imprigionato nella prigione di Diavata a Salonicco, ha iniziato uno sciopero della fame. È stato arrestato ad Atene il 19 marzo 2020, dopo un’operazione contro combattenti turchi e curdi. Dal momento in cui è stato fatto prigioniero, si è rifiutato di collaborare, conservando la propria dignità di fronte alle umilianti procedure carcerarie. Per punire il suo coraggio e la sua volontà, il capo della prigione l’ha messo in isolamento, dal quale è stato rilasciato solo dopo lo sciopero della fame. Ora ha iniziato un nuovo sciopero della fame, chiedendo di poter ricevere il materiale stampato inviatogli (libri, giornali, lettere) senza censura o danni da parte delle autorità carcerarie e che alla sua famiglia sia permesso di fargli visita in prigione.

I prigionieri di tutta la Grecia continuano a chiedere condizioni igieniche all’interno delle carceri. L’assunzione di personale carcerario continua a superare quello ospedaliero, poiché i casi giudiziari continuano a crescere contro il movimento parallelamente alle campagne di terrore e repressione statali. Tuttavia, la solidarietà rimane forte. Ogni processo richiama una grande presenza di sostenitori fuori dal tribunale, nonostante la Polizia antisommossa cerchi d’intimidire coloro che esprimono solidarietà. Manifestazioni rumorose continuano incessantemente anche fuori dalle carceri. La repressione è più forte che mai ma la nostra solidarietà fornirà sempre un’arma per superarla.

Occupazioni

Dal nostro ultimo report, la Polizia ha sgomberato lo squat Filolaou 99 nel quartiere ateniese di Pagrati. Questo segue gli sgomberi degli storici squat Terra Incognita a Salonicco e Rosa Nera a Creta. Lo squat fungeva da biblioteca, punto di organizzazione e centro di risorse per il mutuo soccorso.

Lo Stato si rifiuta di restituire qualsiasi contenuto della biblioteca o altre attrezzature e risorse presenti nello spazio. Dopo lo sgombero, i tentativi dei media istituzionali di trovare abitanti del posto disposti a rilasciare interviste atte a demonizzare lo spazio sono falliti; gli abitanti hanno descritto la propria amarezza per lo sgombero, ricordando che lo squat aveva sostituito una casa precedentemente utilizzata per lo spaccio di droga, diventato famoso per essere un centro di risorse per la comunità a sostegno delle vittime delle conseguenze economiche del lockdown dovuto al COVID-19.

In risposta allo sgombero, una manifestazione si è raccolta spontaneamente a sostegno dello squat. Mille persone sono scese in piazza sfidando la nuova legge che vieta tutte le manifestazioni non consentite. La Polizia ha tentato invano di intimidire i partecipanti.

Nonostante gli incessanti attacchi agli squat greci, alcuni anonimi hanno espresso solidarietà a coloro che difendono lo squat di Leipig 34 in Germania, recentemente sgomberato, attaccando gli uffici di un’azienda turistica tedesca a Salonicco.

La resistenza continua in risposta a tutti gli sgomberi: una campagna costante di graffiti, striscioni e proteste che comunicano che lo spirito alla base dell’infrastruttura occupata del movimento non potrà mai essere sgomberato. Ottobre è stato considerato un mese di solidarietà internazionale con gli squat minacciati; per tutto il mese, le filiali delle banche ad Atene e Salonicco sono state ripetutamente attaccate. Sono state segnalate anche persone che hanno lanciato molotov contro la Polizia antisommossa a guardia di Terra Incognita, lo squat recentemente sgomberato a Salonicco. Nessuno è stato tratto in arresto.

Exarchia

Exarchia continua a essere invasa dalla Polizia. Le ultime misure per contrastare la pandemia avranno indubbiamente un impatto ancora maggiore sul quartiere, poiché sono applicate sempre più duramente a Exarchia rispetto ad altre zone di Atene, come mezzo per cercare un maggiore controllo sull’area. Un’organizzazione chiamata comitato “qualità della vita” ha coordinato i tentativi di gentrificazione urbana, contribuendo a riempire le tasche dell’élite greca con i finanziamenti dell’Unione Europea. Una nuova proposta pari a 3,5 milioni di euro per ristrutturare una strada a Exarchia che corre parallela alla storica Università Politecnico - una strada un tempo nota per gli scontri con la Polizia – potrebbe servire come un altro sforzo per gentrificare Exarchia. Ciò definisce quali sono le priorità di un’amministrazione che mira ad abbellire la città nonostante una depressione incombente.

Al posto di comunità attive, i capitalisti vogliono ridurre le città greche a una desolazione gentrificata.

Moria

Sull’isola di Lesbo, immigrati e rifugiati continuano a subire un trattamento disumano da parte dello Stato greco; le uniche misure umanitarie sono dirette esclusivamente a plasmare l’attenzione internazionale. Nel nuovo campo sorto al posto di Moria, il vecchio gulag per rifugiati, i residenti vivono in condizioni paragonabili, se non peggiori, di prima. La Polizia continua a tentare di scoraggiare tentativi di sostegno popolari, bloccando le spedizioni di aiuti e minacciando di arrestare chi cerca di aiutare coloro che si trovano all’interno del campo profughi. Mentre i finanziamenti sono terribilmente necessari per le infrastrutture a sostegno degli sfollati da Moria o che devono affrontare condizioni miserabili altrove nei campi profughi in tutta la Grecia, lo Stato sta dando la priorità all’investimento di fondi per costruire un nuovo muro di frontiera a Evros, al confine con la Turchia.

Il muro di frontiera che la Grecia sta costruendo al confine con la Turchia, cercando di imitare Donald Trump.

Sciopero dei rider

L’8 ottobre si sono svolti un massiccio sciopero e una manifestazione che ha coinvolto i rider di tutta Atene. Gli sforzi organizzativi dei rider hanno comportato repressione e arresti. Ma i tentativi di schiacciare il sindacato dei rider hanno solo rinvigorito lo sciopero; alla luce delle misure di sicurezza in caso di pandemia e del nuovo riconoscimento dei rider come lavoratori essenziali nel caso di un altro lockdown, questi lavoratori si rifiutano di sopportare il degrado del loro lavoro. Lo sciopero ha chiesto maggiori DPI per gli addetti alle consegne e il pagamento del carburante per chi si muove in moto. In Grecia, i tentativi del sindacato dei rider hanno radicalizzato un’intera fascia di lavoratori, contribuendo a fornire una rete di supporto tra i lavoratori delle consegne in un periodo di precarietà.

Nelle prime ore del 13 ottobre, mostrando solidarietà con lo sciopero e i tentativi del sindacato delle consegne, alcune persone hanno dato fuoco a un furgone dell’ACS, una società di corrieri operativa in tutta la Grecia nota per lo sfruttamento dei propri dipendenti.

Sciopero dei rider.

Azioni clandestine

In memoria di Zackie Oh, attivista LGBTQ assassinato, e contro il patriarcato in generale, alcune persone hanno rivendicato la responsabilità di una serie di azioni - risalenti a metà ottobre - contro le chiese ateniesi.

Il 13 ottobre, in risposta all’escalation di sorveglianza da parte di Nuova Democrazia, alcuni individui di cui non si conosce l’identità hanno attaccato la società di sicurezza privata Group22 SA. La facciata dell’ufficio della società è stata incendiata insieme a svariati veicoli aziendali. L’azione ha anche dichiarato solidarietà con squat e squatter sgomberati dallo Stato. Il giorno precedente, il 12 ottobre, i veicoli di un’altra compagnia di sicurezza erano stati dati alle fiamme a Salonicco.

In risposta alla più ampia repressione dei campus alla luce dell’abolizione delle leggi sull’asilo che proteggono le Università dagli attacchi della Polizia, alcuni individui di cui non si conosce l’identità hanno preso d’assalto e distrutto gli uffici del Decano dell’università ateniese NTUA.

Conclusione

La seconda ondata - o è la terza? - di COVID-19 sta colpendo duramente. La delusione di Nuova Democrazia per il verdetto di Alba Dorata ha contribuito a nascondere alcuni degli atti atroci del regime dal dialogo pubblico e dai titoli dei media, ma nulla è veramente cambiato. Ci troviamo di fronte a un futuro incerto, come le persone di tutto il mondo - ma la nostra solidarietà e le nostre lotte non si fermano.

7 ottobre ad Atene. Nonostante tutti i loro sforzi, i poliziotti non riescono a mantenere il controllo, nemmeno il giorno in cui il verdetto del tribunale contro Alba Dorata avrebbe dovuto legittimare il sistema del quale sono a servizio.