Il 18 ottobre 2020 segna l’anniversario di un anno dell’insurrezione cilena. In Cile, negli Stati Uniti e altrove, ci troviamo all’incrocio tra una pandemia, una crisi economica e crescenti rivolte contro la Polizia. In questa situazione complicata, le richieste per l’abolizione della Polizia esplodono in un contesto in cui molte persone pensano che solo un maggiore intervento della Polizia possa gestire questo momento di crisi.
Negli Stati Uniti, perlomeno a livello di mobilitazioni di piazza, l’aumentato desiderio di abolire la Polizia ha messo in ombra le preoccupazioni per un nuovo pacchetto d’incentivi o per una moratoria sugli sfratti. Sembra che la rivolta per George Floyd abbia prodotto una crisi politica che eclissa ogni potenziale crisi che un nascente movimento di sciopero degli affitti avrebbe potuto produrre. Ogni volta che sembra che la rivolta stia placandosi, un altro video dell’omicidio della Polizia diventa virale e la rivolta esplode di nuovo con un nuovo epicentro: Minneapolis, Louisville, Atlanta, Kenosha, Rochester. Dopo aver subìto la violenza della supremazia bianca e la brutalità delle forze speciali federali, parecchie persone sono ora preoccupate per l’autodifesa della comunità. Tuttavia, in mezzo a questi nuovi crucci, l’attuale crisi economica presenta un altro terreno instabile per la sorveglianza, il controllo e la repressione statali. Offriamo le seguenti riflessioni sullo scorso anno in Cile nel tentativo di rispondere alla domanda centrale delle rivolte globali del 2019: “Come possiamo combattere per il territorio in modo tale che diventi ingovernabile?”
In ogni caso, quest’ultimo anno di insurrezione in Cile ha mostrato il potere di movimenti non incanalati nel paradigma della protesta sociale come, in passato, è stato fatto da parecchi movimenti.1 Nel 2011 e nel 2012, i movimenti di occupazione di piazza in Spagna e Grecia, Occupy Wall Street, e i movimenti studenteschi cileni e Montréal miravano a dissipare le tensioni tra “manifestante pacifico” e “agitatore esterno” cercando di giustificare un’azione diretta di fronte a un pubblico neutrale e liberale. Il vandalismo e le rivolte sono state inquadrate come “voce dei senza voce,” i conflitti con la Polizia come difesa di una zona per libertà di parola. Le ONG e i “leader della comunità” scelti dal Governo hanno spesso avuto successo nei loro sforzi antinsurrezionali, convincendo l’opinione pubblica che quelli che militano nelle strade sono elementi criminali o radicali che approfittano di proteste sociali pacifiche.
Al contrario, i movimenti del 2019 a Hong Kong , Cile, e altrove, hanno abbracciato il mantra “sii acqua,” provocando scontri spontanei con la Polizia mentre i gruppi si univano alla folla solo per disperdersi e formarsi di nuovo in altre zone. Anziché inscenare proteste simboliche al di fuori delle presunte istituzioni del potere, le mobilitazioni di strada hanno attaccato i Distretti di Polizia, gli uffici, le autostrade e le infrastrutture concrete del potere. È emersa una nuova generazione di (primera línea) che ha imparato come bloccare le strade e combattere la Polizia per trasformare radicalmente ciò che è possibile nelle manifestazioni di strada.
L’ultimo anno della rivolta in Cile mostra un approccio alla lotta che non cerca di risolvere la tensione tra manifestante “pacifico” e “militante” o rivoltoso “buono” contro “cattivo.” Cerca piuttosto di risolvere la tensione tra i movimenti nelle strade e le diverse lotte al di fuori del regno delle mobilitazioni di strada. Come le altre rivolte del 2019-2020, quella cilena non è iniziata con una protesta sociale che rivendicava qualcosa ma con il blocco delle infrastrutture. Evasión masiva (evasione di massa), un movimento contro l’aumento delle tariffe della metropolitana a Santiago, si è rapidamente trasformato in ribellione nazionale. La notte del 18 ottobre 2019, l’evasione coordinata in tutta la città si è trasformata in rivolte dopo che la Polizia aveva chiuso la metropolitana e si erano diffuse voci secondo le quali uno studente delle superiori era rimasto ucciso. Per sedare i disordini, il Governo ha inviato i militari nelle strade e ha imposto il coprifuoco. Ciò ha creato le condizioni per una dilagante violenza della Polizia e per la tortura, fatti che hanno solo contribuito a gettare benzina sul fuoco. La rivolta si è diffusa a livello nazionale.
Mentre le proteste proseguivano in tutto il Paese, le persone si sono raccolte spontaneamente nello snodo centrale di Santiago, Plaza de la Dignidad ex Plaza Italia), dove si sono svolte le proteste più imponenti. Come a Hong Kong, la prima linea dei manifestanti - la primera línea— ha affrontato la Polizia con scudi, fionde e dispositivi di protezione. Tuttavia, le battaglie di strada tra la primera línea e la Polizia in Plaza Dignidad sono state solo una parte della più ampia rivolta cilena.
Parque Bustamante, a sud di Plaza de la Dignidad.
La distruzione dei trasporti pubblici di Santiago nel fine settimana del 18 ottobre ha gettato l’economia cittadina nel caos. Molte attività che non sono state saccheggiate sono state chiuse e quelle rimaste aperte avevano code molto lunghe. Parecchi servizi e beni di prima necessità sono stati inaccessibili per settimane. Tuttavia, in Plaza de la Dignidad, è fiorita un’economia del dono. I parrucchieri sono scesi in piazza per tagliare i capelli gratuitamente a chi non aveva potuto farlo dall’inizio della rivolta, attingendo a una tradizione secolare di parrucchieri rivoluzionari che praticano il mutuo soccorso e che garantiscono la dignità attraverso la moda.
I ribelli cileni si sono rifiutati di operare all’interno del paradigma della protesta sociale, espandendo la lotta oltre la mobilitazione di strada e trasformando i vari terreni dove vivono. I popoli indigeni hanno bonificato la terra e bloccato le strade di campagna; i venditori ambulanti senza licenza hanno istituito nuovi mercati di strada non autorizzati; le famiglie povere hanno occupato terreni e costruito comunità urbane illegali; iniziative di soccorso non ammesse hanno combattuto la sorveglianza e il controllo del Governo. La forza e l’intensità della rivolta dell’ottobre 2019 risiedeva nell’eterogeneità delle lotte in tutto il Cile, sotto lo slogan “finché la dignità non diventerà una consuetudine” (hasta la dignidad sea un costumbre). I diversi modi in cui le persone contestavano il modo in cui le loro vite erano regolamentate ha mostrato che la gente era nelle strade perché la vita di tutti i giorni era diventata miserabile, alienante e denigrante. Le forze che cercavano di stabilizzare la situazione dovevano fare i conti con la possibilità che milioni di persone avevano iniziato a credere che l’unico modo per iniziare una vita dignitosa fosse non tornare mai allo stato normale delle cose. Anche quando il movimento non è riuscito a mantenere il territorio e a renderlo profondamente ingovernabile, i partecipanti hanno acquisito un nuovo senso di dignità negli incessanti combattimenti per le strade.
Il ritmo della rivolta
“Supermercati e negozi saccheggiati, altre stazioni della metropolitana e autobus bruciati. Barricate in tutto il centro di Santiago e in alcune delle sue aree periferiche e povere…
Prima scena: nei pressi del Cerro Santa Lucía intorno a un autobus bruciato. Fin dal mattino, la gente si è radunata lì e vi ha ballato intorno al ritmo dei colpi che gli davano… Si arrampicano sulla carcassa bruciata, saltano, la colpiscono e fingono di guidarlo senza meta perché non si muove: è una rivolta contro la circolazione delle merci in cui ci siamo trasformati. Un vecchio suonatore ambulante si siede all’interno e suona la sua arpa.
Seconda scena: i militari arrivano in Plaza Italia, snodo nevralgico di Santiago dalla fine della dittatura. Sono sorvegliati dai Carabinieros (Polizia Nazionale). La gente li rimprovera, li svergogna e dice loro di andarsene. Non dovrebbero essere qui. Le rivolte si diffondono su tutta l’Alameda. Andando verso sud da Plaza Italia si possono vedere sei autobus bruciati. La gente ha diffuso voci secondo cui sono stati incendiati dalla Polizia o dal Governo. Ha importanza adesso? Non importa chi l’ha fatto, tutto ciò che conta è che sono bruciati.
Terza scena: un supermercato saccheggiato a Cerrillos. Vengono presi i beni di prima necessità. La folla porta via televisori e beni di consumo come coperte, pannolini e svariati elettrodomestici. Molte delle merci vengono gettate sulle barricate. In pochi entrano per salvare gli oggetti. Vengono portati fuori degli alcolici, un po’ da bere ora, un po’ da tenere per dopo. La confusione è contagiosa, si balla e si canta.”
-Da Mejores Tiempos by Circulo de Comunistas Esotericas, tradotto dall’autore
La rivolta cilena è stata caratterizzata da una nuova comunità nata dall’esperienza nelle strade che ha spezzato le vecchie categorie discorsive legate a criminali delinquenti e manifestanti pacifici, agitatori esterni e gente del luogo. A partire dal coprifuoco notturno, la gente s’incontrava lungo le strade. Gli anziani sbattevano pentole e padelle accanto alle barricate in fiamme erette dai giovani. Gruppi di adolescenti si sono radunati nelle corsie buie di un alimentari saccheggiato. Questa nuova comunità comunicava al ritmo della rivolta: tutti s’incontravano ballando in cima agli autobus urbani bruciati al ritmo prodotto battendo sulle loro carcasse metalliche carbonizzate. Comunicavano attraverso sorrisi, gesti e risate. Le uniche persone ad aver percepito la divisione tra militanti e pacifisti sono state quelle estranee a quest’emergente comunità di rivolta, incapaci di parlare questi nuovi linguaggi di ritmi e corpi.
Secondo il Circolo dei comunisti esoterici (Circulo de Comunistas Esotericos), la vera rivolta è stata condannata a morte il giorno in cui è stata incanalata in proteste da un’assemblea costituzionale. Mentre tutti erano in piazza per festeggiare la sospensione della normalità, gli autoproclamati leader della sinistra e l’opposizione al Governo non desideravano altro che tornare rapidamente a una situazione di normalità. Quelli di sinistra, gli accademici, i giornalisti e i funzionari pubblici hanno affermato che lo sbocco necessario della rivolta doveva essere un referendum costituzionale. Gli ex leader del movimento studentesco cileno del 2011, ora politici, hanno interpretato rapidamente l’insurrezione come una dichiarazione sulla dilagante diseguaglianza del Cile, sul suo sistema sanitario privatizzato o sul suo sistema pensionistico inadeguato. Hanno diffuso la paura che i militari potrebbero organizzare un nuovo colpo di Stato se le proteste dovessero intensificarsi. Hanno sostenuto che la nuova comunità di strada avrebbe preferito limitare la propria partecipazione semplicemente spuntando una casella in un referendum. Il 15 novembre, il Governo e i leader dell’opposizione hanno firmato un accordo per indire un referendum costituzionale che si terrà nel 2020, e molti politici di sinistra hanno votato per la “legge anti-maschera, anti-saccheggio e anti-barricata” del Governo. Nonostante tutto facesse pensare al contrario, credevano che i partecipanti al movimento desiderassero semplicemente che pochi privilegiati ottenessero nuove posizioni politiche.
Un sassofonista che suona “El derecho vivir en paz” con la la primera línea.
Rivolte di Capodanno e altre feste rivoltose in Plaza Dignidad
Yet these attempts to separate the crowd into peaceful protestors and criminal delinquents failed. One leftist politician from the 2011 student movement that negotiated the constitutional referendum was even chased out of a protest. The new community of the revolt continued every Friday in Tuttavia, questi tentativi di separare la folla in manifestanti pacifici e criminali delinquenti sono falliti. Un politico di sinistra del movimento studentesco del 2011 che ha negoziato per il referendum costituzionale è stato addirittura cacciato da una protesta. La nuova comunità della rivolta è proseguita ogni venerdì in Plaza de la Dignidad, con tutti le persone riunitesi in massa per festeggiare il Capodanno 2019.
Festeggiamenti per il nuovo anno in Plaza Dignidad.
“Prima di Capodanno, c’era stata una lotta per il controllo tra la città, la Polizia e la gente. La città voleva depoliticizzare i festeggiamenti, mentre la Polizia voleva solo reprimerli - entrambe le strategie per evitare che il nuovo anno portasse con sé con il coraggio, il combattimento e la cura che avevano definito gli incontri in Plaza de la Dignidad negli ultimi tre mesi. Il Natale e l’estate avevano interrotto il ritmo delle proteste quotidiane e il Capodanno non cadeva di venerdì, quindi era difficile prevedere se l’azione di quella notte avrebbe superato il limite o se sarebbe sembrata una semplice routine. Siamo arrivati presto, anche se non c’erano ancora così tante persone, perché c’era una grande cena aperta nella piazza dove volevamo andare.”
“In passato, avevo ricevuto dei complimenti per essere uscito con una maschera antigas e una bottiglia d’acqua, mi avevano persino offerto della birra dopo che avevo spento rapidamente dei lacrimogeni ma a Capodanno l’entusiasmo era a un altro livello. Accanto alla zona della cena c’era un piccolo palco e in poco tempo una band che suonava la cumbia ha fatto scaldare la folla. Arrivati a uno degli incroci dove si svolgevano i combattimenti, la linea del fronte aveva guadagnato un intero isolato in più rispetto a dove si trovava di solito e i poliziotti erano arretrati lungo una strada laterale per disporsi dietro a una recinzione. L’idrante sparava sporadiche raffiche di spruzzi ma nessuno ne era turbato. Il tramonto era passato da poco e il cielo dorato si rifletteva sul terreno coperto dall’acqua che controllava la folla, mentre gli encapuchados lanciavano pietre, razzi e molotov contro la Polizia che si trovava dietro la recinzione. Abbiamo girato ancora un po’ e nel Parque Forestal abbiamo trovato una quantità enorme di antipasti, serviti da una grande famiglia allargata del tutto normale. Lasciano che i bambini facciano cavalluccio sulle ginocchia e il nonno, un bell’uomo anziano vestito con un’elegante polo con un maglione sulle spalle, ci offre del vino e degli spuntini. “Per favore,” insiste. Ci sono anche piccoli kebab di verdure per i vegani. Ci arriva una voce: c’è un altro concerto in corso in cima al vicino tendone di un teatro. È Ana Tijoux! Attraversiamo la piazza passando tra numerose famiglie e persone che bevono birra e indossano corone e braccialetti lampeggianti, tutto è bello e scintillante. Anche la statua al centro della piazza è illuminata dagli abitanti di un condominio vicino. Ha concluso con un bis di “Cacerolazo,” il primo inno della rivolta, uscito appena tre giorni dopo la prima notte di rivolte. Fuochi d’artificio e razzi riempivano il cielo notturno. Un enorme striscione steso lungo la piazza diceva: “Solo attraverso la lotta possiamo andare avanti.” Tutti sembravano aggrapparsi a questo momento, volendo che non finisse.”
- estratto da un servizio anonimo di Capodanno su Radio Evasion
La primera línea a Capodanno in Plaza Dignidad.
I funzionari governativi e la sinistra istituzionale hanno continuato a interpretare i festeggiamenti svoltisi in piazza come proteste per una nuova costituzione. Tuttavia, tutti erano andati lì per partecipare agli eventi comunitari per sospendere l’alienazione della vita quotidiana. Chi era venuto per cantare e ballare in strada ha continuato a celebrare la militanza della primera línea. Anziché ideologia politica, la primera línea è stata definita come esperienza di protesta cui chiunque poteva aderire. Non ci sono sondaggi per dimostrare la legittimità della primera línea agli occhi delle persone ma i sondaggi stessi sono necessari solo a coloro che hanno bisogno di convincere la gente della loro popolarità. Tutti in Cile sanno che i membri della primera línea erano gli eroi di ottobre – dopotutto, l’effige di Piñera non viene riprodotta in serie su magliette e adesivi. Durante le proteste, i venditori ambulanti hanno venduto maschere antigas, laser e fionde in modo che chi lo desiderava potesse partecipare in prima linea. Nei quartieri intorno a Plaza de la Dignidad, i residenti hanno dato vita ad assemblee, organizzato pasti per i manifestanti e lavorato con le Brigadas de Salud (Brigate Sanitarie) per creare ospedali da campo nelle loro strade. I Rescatistas (soccorritori) composti da paramedici, infermieri e medici hanno trasportato i manifestanti feriti dalle linee del fronte agli ospedali da campo. Il sostegno al movimento è stato dimostrato dall’assistenza materiale e dalle risorse fornite dalle persone per le strade anziché dall’approvazione dichiarata di una qualsiasi delle richieste attribuite al movimento.
Contestare lo spazio pubblico
Nel corso di mesi di proteste non strutturate in tutte le città cilene, abbiamo assistito a una trasformazione dello spazio pubblico che nessun movimento sociale avrebbe mai potuto ottenere facendone richiesta alle istituzioni pubbliche. La rivolta ha avuto un impatto che è andato oltre lo spazio e il tempo delle proteste di strada, poiché i funzionari statali avevano paura di reprimere l’uso non regolamentato dello spazio pubblico per timore di provocare ulteriori reazioni. Nonostante una nuova Legge nazionale aumentasse la pena per i graffiti, i centri di ogni grande città sono stati inondati dalla Street Art. Quando gli ufficiali hanno dipinto le mura di una città nel cuore della notte, non hanno fatto altro che invitare le persone a tornare il giorno successivo e coprire la città con nuovi graffiti.
In quei mesi in cui gli interventi della Polizia erano stati sospesi, le città del Cile appartenevano alle persone sui marciapiedi. Nella città cilena meridionale di Temuco, i contadini indigeni (hortalizeras) vendevano i loro prodotti sui marciapiedi del centro. Visitando gli hortalizeras all’inizio del 2020, ci siamo seduti accanto alla nostra amica Carlota e al suo tavolo pieghevole sul quale facevano bella mostra lenticchie, sedano, bietole e altre verdure della sua fattoria. Le nostre conversazioni sono state costantemente interrotte dai passanti che la salutavano e, prima di acquistare i suoi prodotti, le chiedevano come stavano la sua fattoria e la sua famiglia. “Conosco molti dei miei clienti da anni,” ha detto, “mi metto sullo stesso marciapiede ogni giorno e la maggior parte dei miei avventori viene al mio banchetto ogni giorno per acquistare ciò di cui ha bisogno.” Alla fine della giornata, le donne scambiavano i prodotti avanzati con la frutta e la verdura che non coltivano nelle loro fattorie. Intanto che smantellano i tavoli, c’è una seconda ondata di traffico mentre gli hortalizeras distribuiscono i prodotti invenduti ai residenti di Temuco.
twitter.com/joorge_p/status/1300127162197049344
Il sindaco ha ripetutamente tentato di sgomberare gli hortalizeras. Nel settembre 2019, la Polizia antisommossa armata di guanaco (camion blindato con idranti) e cassonetti è arrivata per chiudere il mercato di strada. Gli agenti hanno tentato di multare e arrestare gli hortalizeras dopo averne distrutto le verdure e i tavoli pieghevoli. Le donne hanno reagito, disarrestando molti dei loro colleghi. Alla fine, solo il getto costante del guanaco ha permesso alla Polizia di sgomberare il mercato e arrestare undici donne e bambini.
Gli hortalizeras hanno organizzato un sindacato per co-gestire il loro mercato alimentare sui marciapiedi, per raccogliere fondi per le undici donne arrestate a settembre e per presentare un reclamo attraverso l’UNESCO per proteggersi dalla città sulla base dei diritti degli indigeni - un duro procedimento legale che richiederà anni affinché ottengano protezione. Eppure, a causa della rivolta a livello nazionale un mese dopo quel raid, gli hortalizeras sono riusciti a ricominciare a vendere nelle strade senza temere l’intervento della Polizia. Il diffuso sentimento anti-Polizia, le proteste turbolente e la visibilità pubblica hanno impedito alla città di sgomberare gli hortalizeras per paura di provocare scontri ancora maggiori nelle strade.
Tomaterrenos nelle periferie urbane cilene
La terra libera apparteneva ai quartieri anziché al Governo cittadino o ai grandi proprietari terrieri. Nel bel mezzo di una crisi abitativa in corso, la popolazione 1 ha rivendicato gli ambienti circostanti per uso personale contro gli interessi dei funzionari della città e degli speculatori fondiari. Entro il febbraio 2020, intorno a Temuco sono si sono verificate 48 occupazioni di terre (tomaterrenos)2 dove 1.500 persone avevano iniziato a occupare terreni, a costruire case e a negoziare con il Governo nazionale per nuove case popolari. I tomaterrenos contavano sul sostegno dei vicini che portavano acqua e cibo agli occupanti, li lasciavano usare i loro bagni e li aiutavano a costruire cucine e bagni comuni alla toma. In risposta a un tentativo di sgombero ai danni di una toma, vicino agli altri toma in tutta Temuco sono scoppiate delle proteste in cui i vicini hanno eretto barricate e chiuso le autostrade.
La rivolta ha creato le condizioni affinché le comunità potessero risolvere i loro problemi condivisi immediati anziché aspettare che i funzionari governativi rispondessero ai loro bisogni. Quella che per i funzionari della città è una crisi abitativa è stata riformulata dai residenti come una crisi del loro potere decisionale relativa ai luoghi dove possono vivere e della loro capacità di plasmare gli ambienti in cui vivono. Nel febbraio 2020, abbiamo visitato diversi incluso quello che la Polizia aveva cercato di sgomberare. Era un sabato, un giorno di lavori. Abbiamo parlato con Javi e con il suo compagno Carlo, che si erano trasferiti al toma con i loro tre figli dalla loro vicina casa di famiglia. Carlo ha spiegato che
“Quando le proteste sono iniziate in ottobre, ci siamo resi conto che avevamo l’opportunità di espandere il nostro quartiere prendendo il controllo di questo spazio di terra abbandonato da tempo, ripulendolo e costruendo le abitazioni di cui avevamo disperatamente bisogno. Non vogliamo che il Governo ci costruisca delle case in qualche altro quartiere lontano.”
Carlo ha detto: “Vogliamo avere il potere di decidere cosa succede alla terra nel quartiere in cui siamo cresciuti e vogliamo vivere vicino alle nostre famiglie.” Secondo Javi, l’unica preoccupazione del Sindaco per la “sanità pubblica” è che la città possa sembrare o meno moderna. Di conseguenza, al Governo non interessa l’attuale crisi dei servizi igienico-sanitari nelle poblaciónes ma si limita a far sì che continui a essere invisibile. In previsione di futuri sgomberi, gli abitanti del toma confidavano che i gruppi in prima linea e i gruppi studenteschi li avrebbero aiutati a bloccare e a resistere alle azioni repressive della Polizia.
La primera línea davanti alla “chiesa istituzionale dei carabineros” in fiamme.”
Resistenza indigena
Nuove solidarietà sono sorte o si sono consolidate attraverso la divisione tra Mapuche rurali e Santiaguionos urbani e nuove rivolte cittadine sono scoppiate in risposta alla brutalità della Polizia contro le comunità indigene. Alcune delle proteste più militanti svoltesi nelle piazze si sono tenute in concomitanza con gli anniversari degli omicidi di giovani Mapuche compiuti dalla Polizia. Il 3 gennaio 2020 ha segnato il 12° anniversario della morte di Matias Catrileo; è stato ucciso dalla durante un’azione di conquista del territorio Mapuche. Quel giorno, dopo un corteo Mapuche in Plaza Dignidad, i manifestanti hanno cacciato la Polizia che difendeva il monumento dei carabineros e la chiesa adiacenti. In centinaia hanno saccheggiato la chiesa e le hanno dato fuoco. Nel mentre, dalle casse portatili esplodeva della musica punk e una calca di persone inghiottiva il monumento vandalizzato.
Forse per la prima volta nella storia cilena, i simboli indigeni hanno dominato l’immaginario delle proteste nel centro di Santiago. Dagli anni Novanta, le comunità Mapuche hanno dato vita ad azioni dirette contro i grandi proprietari terrieri e le industrie estrattive che prendono di mira le terre della loro comunità. Negli ultimi 30 anni, il Governo cileno ha incrementato la militarizzazione delle attività di sorveglianza nei territori Mapuche, mettendo in sicurezza le piantagioni di legname sui territori indigeni rubati. Durante la rivolta cilena, i manifestanti indigeni hanno continuato a barricare le strade rurali e a sabotare le attrezzature forestali. L’impatto visivo delle bandiere Mapuche superiori a quelle cilene ha smentito l’affermazione che le proteste riguardavano la precarietà economica individuale dei manifestanti o la costituzione cilena.
Il paradigma della protesta sociale e la pandemia
All’interno del paradigma della protesta sociale, sembra sempre che la tensione tra manifestante “pacifico” e “militante” debba essere risolta. Tuttavia, questa tensione non si è concretizzata nelle esperienze condivise dalle persone nelle strade cilene nel 2019 e nel 2020. Piuttosto, gli spettatori esterni hanno proiettato questa tensione nelle strade come strategia per incanalare la rivolta in un “movimento sociale” normativo e leggibile per le riforme strutturali. Non riuscendo a far dividere le mobilitazioni di strada, hanno promosso la narrativa che la rivolta cilena potrebbe essere ridotta alla mobilitazione di strada in corso, anziché riconoscere gli elementi eterogenei della nuova comunità rivoluzionaria che si contende il territorio.
In Cile, l’arrivo della pandemia di COVID-19 ha creato un terreno in cui è stato possibile costruire la narrativa che le mobilitazioni di strada erano finalizzate a presentare richieste sul modo in cui le istituzioni pubbliche dovrebbero affrontare la pandemia e la conseguente crisi economica. In un primo momento, il Governo ha applicato gradualmente le misure di quarantena. Queste misure non hanno distrutto i movimenti. Anzi, la sinistra istituzionale, le organizzazioni sociali e i sindacati hanno tentato di agire per chiedere al Governo di attuare “una quarantena completa con dignità” simile alle “5 richieste” statunitensi. I dipendenti dei centri commerciali hanno organizzato degli scioperi e li hanno portati avanti fino a quando la città non ha chiuso gli ipermercati. Quando l’epidemia di COVID ha iniziato a diffondersi al di fuori di Santiago, i residenti nelle cittadine rurali e nelle isole hanno bloccato i camion e i traghetti su cui viaggiavano i lavoratori dell’industria del salmone per fare pressione sul Governo affinché introducesse delle zone di quarantena. Il 15 marzo 2020, il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza, annunciando misure di quarantena e un coprifuoco militare a livello nazionale. Poiché la gente non poteva più andare a lavorare, i manifestanti hanno chiesto aiuti economici al Governo. Rispondere alla pandemia di COVID attraverso il paradigma della protesta sociale, facendo richieste anziché soddisfacendo direttamente i bisogni, ha reso ancora una volta le istituzioni pubbliche e le autorità cittadine protagoniste della governance urbana.
Che sia stato per paura del COVID-19 o per la nuova sorveglianza delle riunioni pubbliche per imporre la quarantena, una critical mass aveva lasciato la nuova comunità di rivolta, chiedendo invece nuove politiche da istituzioni pubbliche e da leader che non avrebbero fatto altro che perpetuare le forme esistenti di violenza strutturale. Senza la minaccia della rivolta, le istituzioni pubbliche hanno rafforzato il controllo sulle aree che si erano ribellate.
A Temuco, gli hortalizeras non hanno potuto ottenere i permessi per la vendita in strada; non sono stati nemmeno in grado di entrare in città, a causa dei posti di blocco di quarantena imposti dai militari. Quando il lockdown è terminato, sono tornati nelle strade vuote per vendere i loro prodotti - ma senza il trambusto della rivolta, la Polizia ha ripreso i tentativi di sgombero. I tomaterrenos hanno patito un destino simile: mentre le ingiunzioni del tribunale hanno bloccato ulteriori tentativi di sgombero, la città ha impedito ai tomas di collegarsi ai servizi pubblici. Mentre avvocati e ONG facevano pressioni sul Governo cittadino per ottenere delle risorse, la Polizia ha imposto una quarantena che ha impedito ai vicini di tomas di portare rifornimenti e sostenere le occupazioni. Nonostante i successi nel mantenere le occupazioni, la gente ha iniziato a lasciare i tomas durante la pandemia perché non aveva le risorse e il sostegno per proseguire. Ad agosto, le persone coinvolte nei tomas avevano ripreso a stare con le famiglie in alloggi angusti o a dormire per le strade di Temuco.
Nonostante le restrizioni imposte relative al diritto di radunarsi, la primera línea organizzata in modo autonomo e informale, è rimasta l’attore politico più legittimo in tutto il Paese. I manifestanti della primera línea sono passati da rivolte settimanali nelle piazze a tentativi autonomi di sanità pubblica per sostenere coloro che avevano dovuto rischiare il contagio per andare a lavorare. Lo Stato ha incontrato delle difficoltà a reintegrare la forza autonoma della primera línea nella logica e nella meccanica del potere politico.
Una volta che i lockdown hanno fatto sì che per il movimento fosse impossibile trasformare l’ambiente di vita, lo Stato ha cercato di sfidare la forza autonoma e ribelle all’interno della primera línea. Da un lato, la logica statalista ha tentato di cooptare la primera línea nella campagna elettorale di Apruebo, la parte che sostiene una nuova costituzione. Gustavo Gatica —accecato dalla Polizia con proiettili anti-sommossa, un caso eccezionale e noto in Cile - è stato recentemente presentato in una pubblicità della campagna molto simile alla propaganda fatta per soffiare sul fuoco durante la rivolta. Ora, i video drammatici e intimi – che mostrano l’evasione fiscale (un crimine), graffiti dalle strade e Matapacos (il cui nome si traduce in “assassino di sbirri”) - hanno lo scopo di portarci alle urne. Prima del COVID-19, pochi credevano che un segno tracciato con una penna su una scheda elettorale potesse cambiare le loro vite. Tuttavia, il potere di sfidare le forze che cercano di incanalare la rivolta verso la richiesta di un’assemblea costituzionale è scomparso quando la folla ha abbandonato le strade. Solo dopo questo, la primera línea potrebbe diventare un simbolo e non solo un’esperienza.
“Los Niños de la Plaza” - prima che tali video fossero realizzati a supporto dei partiti politici.
L’altro aspetto dell’approccio statale nell’affrontare la primera línea è, ovviamente, la repressione. Eppure, anche in questo, deve riconoscere il potere e la popolarità della primera línea. A luglio, in quel che è forse stato il punto più basso della mobilitazione dall’inizio del COVID-19, due storici anarchici, Monica Caballero e Francisco Solar, sono stati arrestati con l’accusa di aver piazzato delle bombe in una stazione di Polizia, in un edificio elegante di una società d’investimento e negli uffici di un ex ministro. Laddove nel processo formale, il pubblico ministero ha evidenziato la natura apolitica del caso, suggerendo che i due erano stati arrestati per azioni criminali anziché per idee politiche, i media hanno riempito il resto della narrazione con ciò che i pubblici ministeri non potevano dire in tribunale. Un articolo del 1° agosto su La Tercera, noto in tutta Santiago come il giornale più vicino a pubblici ministeri e Polizia, recita:
“Per i detective, Francisco Solar è il più attivo dei due. È costantemente invitato a eventi anarchici e partecipa alla Coordinadora 18 de Octubre (l’ente di coordinamento per la libertà dei prigionieri dalla rivolta del 18 ottobre), anche se classificano la sua affinità politica come lontana da quella della “primera línea.” Sebbene fosse una delle persone incaricate di preparare scatole di cibo per chi era stato incarcerato in seguito ad accuse di attacchi alla Polizia durante le manifestazioni, il termine “primera línea” non gli si addice. “Tale definizione è anche correlata a discorsi e comportamenti basati sulla delega di compiti all’interno delle manifestazioni, che vediamo come una minaccia all’orizzontalità che ha caratterizzato la rivolta in Cile,” viene detto in una delle ultime edizioni di una rivista anarchica alla quale si presume collabori Solar.”
In breve, per frammentare la rivolta, il portavoce della Polizia è disposto a concedere alla primera línea una legittimità provvisoria, allo scopo di sostenere che i membri della primera línea non dovrebbero considerare Francisco un compagno legittimo perché si presume sia coinvolto in una rivista che vuole mantenere la rivolta orizzontale. Il cinismo di questa manovra è sbalorditivo.
È vero, non tutti i rivoltosi della primera línea erano anarchici. Molti si sono identificati come Mapuche, roto (slang per sottoproletari), ragazzi del sistema degli orfanotrofii statali, criminali, femministe, immigrati, otaku e persino socialdemocratici. Ma gli anarchici hanno partecipato in modo significativo al loro fianco a tutte le più grandi battaglie in Plaza de la Dignidad: il fine settimana di saccheggi e incendi del 18 ottobre, gli scontri in centro durante la settimana della legge marziale, lo sciopero generale del 12 novembre, l’incendio della chiesa degli agenti di polizia, l’anniversario dell’assassinio di Matías Catrileo commesso dalla Polizia, Natale e Capodanno, per non parlare delle rivolte al di fuori del prestigioso festival musicale costiero di Viña Del Mar.
È assurdo parlare di primera línea e di anarchici come di argomenti separati. Ancora una volta, non ci sono sondaggi indipendenti o censimenti governativi che possano confermare scientificamente la presenza e la popolarità di idee anarchiche tra coloro che hanno combattuto la Polizia da ottobre a marzo. Ma il tentativo di dividere due noti ex prigionieri politici anarchici dalla primera línea è una prova sufficiente di quanto i pubblici ministeri e i media temano l’autonomia, l’azione diretta e la cooperazione informale - vale a dire l’anarchia - della primera línea.
Rivolte della fame e cucine comunitarie (Ollas Comunes)
Lo Stato ha davvero motivo di temere la primera línea. La contaminazione tra la nuova militanza nelle piazze e le svariate lotte che si occupano di vita e sostentamento mostrano l’esistenza di diversi modi per prendere il controllo del territorio urbano al di fuori delle proteste. Nei mesi del lockdown, coloro che erano sgomenti di fronte alle strade vuote e disinteressati nei confronti delle riunioni di Zoom sull’assemblea costituzionale si sono concentrati su tentativi di soccorso autonomi. Dopo mesi senza proteste sostanziali o attività pubbliche, in tutta Santiago sono sorte proteste spontanee per la fame e ollas communes (cucine comunitarie) in risposta alla scarsità di cibo e alla crisi economica dovute al COVID-19.
La Polizia ha usato le stesse tattiche di dispersione utilizzate durante la rivolta sia contro le proteste per la fame sia contro le cucine comunitarie. La violenza degli agenti contro i soccorsi della comunità ha suscitato indignazione pubblica, soprattutto nel caso di un video che mostra un guanaco (camion blindato con idranti) passare sopra una tavola di olla comun apparecchiata con del cibo. In risposta, i carabineros hanno implementato un sistema di permessi per ollas comunes. A prescindere da ciò, la maggior parte delle ollas comunes si è rifiutata di chiedere i permessi, continuando a distribuire cibo senza l’autorizzazione del Governo.
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Eludendo la sorveglianza e il controllo sociale, le iniziative autonome di soccorso possono sfidare i confini di popolazioni e territori abbandonati, riunendo fasce sociali disparate e apparentemente in contrasto. In tal modo, possono rovesciare le divisioni di vecchia data tra privilegiati ed emarginati, tra formale e informale, tra cittadino e criminale, tra chi si mette in prima linea e chi è bloccato in casa e tra rete e organizzazione.
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A maggio, l’ asamblea libertaria (un’assemblea di quartiere anarcolibertaria) a Peñalolén è stata invitata ad andare in una scuola elementare in un quartiere vicino per tenere un’ olla comun. Tre persone dell’assemblea si sono presentate con i rifornimenti per preparare 300 sopaipillas. Sono stati accolti da tre diversi gruppi che preparavano il cibo: membri della Coordinadora Violeta Parra (Comitato di Coordinamento di Violeta Parra), un gruppo di quartiere formato per intitolare la loro strada al cantante folk che distribuisce anche il latte quotidianamente ai bambini, un altro gruppo cattolico che prepara 300 panini settimanali e un gruppo di mamme della scuola con contenitori da asporto e chiavi dell’edificio. Mentre friggevano i sopaipillas e preparavano il pranzo, i partecipanti hanno chiacchierato e spiegato i diversi progetti nel quartiere. Mentre ogni olla comun si concentra sulle sue immediate vicinanze, hanno creato le condizioni per coordinarsi tra i quartieri. Persone dell’asamblea libertaria hanno spiegato che s’incontrano settimanalmente al Liceo, un centro sociale anarchico con una tipografia, una biblioteca popolare e un panificio di dimensioni industriali. Alla fine dell’ olla comun, un membro della Coordinadora ha chiesto se potevano usare il forno per fare il pane per altre ollas comunes. Nei mesi successivi, i compagni hanno utilizzato il Liceo per preparare il pane per cinque diverse ollas comunes nei quartieri vicini. Durante il coordinamento, hanno incontrato venditori ambulanti che hanno donato i loro prodotti invenduti a ollas comunes e vicini muniti di camion che hanno trasportato le provviste.
Il conflitto tra le ollas comunes e le istituzioni governative suggeriscono che per queste ultime è meglio che le persone rispondano alla crisi chiedendo cambiamenti strutturali e denunciando l’inefficienza del Governo anziché prendendo in mano la situazione. Queste istituzioni possono persino incentivare tentativi di soccorso autonomi, poiché fanno sempre più affidamento su iniziative comunitarie per sostenere le zone abbandonate prodotte dalla distribuzione diseguale delle risorse. Sono tuttavia intimidite da iniziative di soccorso autonome che normalizzano l’evasione e danno spazio alla cospirazione. Per garantire che le iniziative autonome non producano una crisi di governance, le istituzioni governative impongono forme inconsuete di sorveglianza e controllo sociale al fine di delimitare la portata, il potenziale e la funzione del soccorso autonomo e dell’azione comunitaria.
Agenti che attaccano un’ olla comune.
Il movimento per la dignità contro il movimento per una nuova costituzione
Anche se il primo anniversario della rivolta cilena sta avvicinandosi velocemente, non siamo sicuri di cosa il futuro riserverà a Santiago. Abbiamo visto il dibattito sorto intorno a questo movimento passare da un movimento per la Dignidad (dignità) a un movimento contro la costituzione ereditato dalla dittatura di Pinochet. Il 25 ottobre, una settimana dopo l’anniversario della rivolta cilena, i cileni andranno alle urne per un referendum nazionale per decidere se riscrivere la costituzione ereditata da Pinochet. La sinistra istituzionale si è affrettata ad addossare alla costituzione attuale i mali della società: è un modo per distogliere l’attenzione da come gli accordi istituzionali tra la dittatura e la sua opposizione hanno creato questa situazione.
L’ultimo referendum risale a 30 anni fa, quando i cileni decisero di rovesciare Pinochet. Sebbene la sinistra osanni quel referendum perché fu il mezzo con cui Pinochet fu costretto a lasciare la presidenza, in realtà, i negoziati che hanno portato al referendum sono stati possibili solo perché le rivolte contro la dittatura che si diffusero durante gli anni Ottanta destabilizzarono il regime di Pinochet. Le contraddizioni che ci troviamo ad affrontare oggi sono state create quando i membri dell’emergente élite democratica, dopo aver sostituito le migliaia di persone che avevano combattuto coraggiosamente contro l’esercito e la Polizia nelle strade, divennero i leader designati dell’opposizione a Pinochet.
Di conseguenza, il nostro attuale conflitto contrappone la nuova comunità di rivolta sia allo Stato sia alla sua opposizione istituzionale. Questa lotta determinerà se la rivolta cilena avrà a che fare con il vivere la vita con dignità o con la perpetuazione degli accordi istituzionali che ci alienano dalle nostre esperienze, dalle nostre storie e gli uni dagli altri. Nonostante i modi in cui la sospensione delle proteste ha reso invisibile la comunità ribelle, la sua presenza è ovunque. Durante la quarantena, nei giorni che commemorano le vittime della dittatura militare, abbiamo assistito ai più violenti disordini: il 29 marzo, Giornata della gioventù combattente, e l’11 settembre, anniversario del golpe. In questi giorni, scendere in piazza non significa fare delle richieste ma significa trovarsi con i propri vicini per onorare i defunti e per confrontarsi con le istituzioni responsabili della loro morte. I movimenti nelle piazze hanno un ruolo più importante della semplice “protezione delle manifestazioni di strada” o dell’applicazione di pressioni a qualsiasi funzionario pubblico che passi attraverso le porte girevoli del Governo. Servono a creare le condizioni perché altre idee possano prendere piede, perché altre possibilità possano mettere radici.
Da quando, ad agosto, è terminata la quarantena di Santiago, abbiamo assistito al ritorno della vita nelle strade cittadine e al ritorno di coloro che si ergono in prima linea in Plaza Dignidad. Non erano previsti cortei, né annunciate manifestazioni. Invece, la gente ha cominciato a riunirsi nella piazza ogni venerdì, come prima. All’inizio, una maggiore presenza della Polizia e nuovissime attrezzature anti-sommossa hanno impedito a questi gruppi composti da un centinaio di persone di prendere la piazza. Anzi, le proteste del venerdì erano più simili a un gioco a mo’ di guardie e ladri tra manifestanti e poliziotti che circolavano nella piazza e nei suoi quartieri e parchi adiacenti. Eppure, venerdì 2 ottobre, un agente è stato filmato mentre spingeva un ragazzo di 16 anni giù dal ponte Pionono nel Mapocho, fiume noto per essere molto inquinato. Lacrimogeni e idranti hanno ritardato i soccorsi della squadra medica di strada attivatasi raggiungere il ferito che giaceva a faccia in giù nel fiume. Il giorno successivo, la piazza traboccava di folla indignata e la gente sventolava delle bandiere in cima alla famosa statua nel centro di Plaza Dignidad.
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“Durante i mesi di quarantena, il Municipio aveva ripulito i graffiti dai monumenti, riparato i marciapiedi e installato nuovi semafori e telecamere. Alla fine, ciò ha creato una nuova tela per i tag, cemento da tirare contro i poliziotti e materiale per le barricate. Non ho mai visto così tante persone in Plaza Dignidad da prima della pandemia. Erano tornati gli ambulanti che vendevano bandiere, maschere, birra e sopiapillas. Non credo che la Polizia fosse pronta per la marea di gente. La primera línea línea è riuscita ad abbattere parti delle barricate erette intorno al monumento ai carabineros e a lanciare pietre contro il vicino cordone di Polizia. Diversi gruppi musicali guidavano cortei che zigzagavano tra la folla e tra i lampioni che cadevano. Ma, probabilmente, il momento più speciale di quella giornata è stato quando abbiamo incontrato tutti gli amici e i vicini che non vedevo dall’inizio della pandemia. Alla fine, un muro di guanacos della Polizia [camion blindato con idranti] e zorrillos [camion di gas lacrimogeni] hanno disperso la folla.”
“Alla fine, mentre stavo tornando a casa, mi sono imbattuto in alcuni vicini e siamo stati insieme al punto di ritrovo dei rescatistas [squadra di medici di strada] mentre i rescatistasstavano tornando dalla protesta. Avevano coordinato un sistema completo di soccorso stradale come avevano fatto prima della pandemia, uscendo come squadre in prima linea con giubbotti antiproiettile, scudi e radio per coordinarsi con supervisore, infermieri e medici al punto d’incontro. Quando abbiamo scoperto che un *rescatista stava festeggiando il suo compleanno, abbiamo finito per bere in strada con loro fino a quando un vicino non ha fatto la spia e ha sporto denuncia per schiamazzi.”
—Cristian, testimone oculare
Mentre la gente rivendicava la piazza, i vicini hanno organizzato piccoli eventi all’aperto per approfittare del primo sabato dopo la quarantena. Un gruppo di Chuchunco ha organizzato una festa all’aperto per festeggiare la comparsa di un nuovo murale dipinto sul loro condominio. Punk band locali, cantanti folk e rapper si sono esibiti su un palco di fronte al murale, illuminati da un proiettore che riproduceva alcuni filmati di rivolta dell’anno scorso. Mentre le famiglie ascoltavano la musica, abbiamo notato che una piccola barricata stava andando a fuoco sulla strada principale dell’isolato. Trenta minuti dopo, gli encapuchados (manifestanti mascherati) hanno iniziato a far rotolare vecchi pneumatici lungo la strada e hanno eretto barricate su ogni lato dell’incrocio. Le famiglie hanno cominciato a uscire dalle loro case per stare accanto alle barricate. Con il passare della notte, nessun poliziotto è arrivato a disperdere la folla; i bambini hanno continuato a giocare a ce l’hai nei pressi dell’incrocio barricato.
Mentre i movimenti esplodono in tutto il mondo, il Governo ha sostenuto che dietro di loro ci sono reti internazionali che agiscono nell’ombra. In risposta alle proteste in Colombia , il Governo ha già affermato che un “nesso anarchico internazionale” ha causato le rivolte sia in Colombia sia in Cile per alimentare la loro ideologia anti-polizia (presumibilmente, qualcosa come l’effetto che “All Cops Are Bastards”). Come notato dall’ex-worker collective, il tropo dell’“agitatore esterno” è un discorso annoso utilizzato per delegittimare i movimenti. Di fronte all’enorme malcontento mondiale, sembra che presto i detrattori rimarranno a corto di estranei da incolpare per l’agitazione. Eppure la sinistra istituzionale e le organizzazioni sociali riformiste hanno avuto successo almeno quanto le autorità nell’usare la narrativa dell’“agitatore esterno” per delegittimare i disordini da cui cercano di trarre profitto.
La narrativa dell’“agitatore esterno” non è riuscita a prendere piede qui in Cile perché chi si trova in prima linea fa parte di una nuova e ampia comunità in rivolta. Può attrarre solo chi si è tenuto lontano dalle rivolte e chi cerca di diffondere miti su come funzionano i movimenti. Affermano che le vittorie del passato sono state possibili grazie alle proteste sociali - quando la nostra esperienza ci insegna che le proteste sociali vengono sempre dopo notti di saccheggi e incendi.
Conclusione
L’ondata globale di ribellioni dal 2019 al 2020 ha rivelato una comunità di pratiche condivise. Queste rivolte DIY rappresentano una rivolta globale che rompe i modelli politici esistenti. La situazione a Santiago differisce in qualche modo da altri contesti: per esempio, la razzializzazione della distribuzione delle risorse e la violenza di Stato prevalenti negli Stati Uniti non hanno analoghi diretti in Cile. Tuttavia, la violenza di Stato e i cicli intergenerazionali di povertà endemica nelle periferie di Santiago sono ben noti.
L’anno scorso in Cile ha confermato che una lotta per contestare il territorio diventa ingovernabile quando i partecipanti smettono di presumere che la Democrazia liberale possa risolvere la crisi. Nessuna assemblea costituzionale o riforma timida e paurosa potrebbe salvarci dal collasso ecologico cui stiamo assistendo, né alcun funzionario del Governo potrebbe garantirci una vita dignitosa. La partecipazione a quest’ondata di rivolte sta rendendoci consapevoli del fatto che in nessuna parte del mondo esiste un modello pratico di governance in grado di offrire una soluzione alla violenza strutturale e all’alienazione che dobbiamo affrontare. All’inizio, molte persone sono scese in piazza perché arrabbiate per la violenza della Polizia o perché si sentivano impotenti e disperate. Ma scegliamo di tornare perché scopriamo che per vivere una vita dignitosa e creare un futuro dignitoso c’è bisogno di lavorare insieme per porre fine al normale stato delle cose. In questi momenti insieme sperimentiamo nuovi modi di rapportarci con noi stessi e con i territori in cui viviamo.
Alcuni nomi e luoghi sono stati modificati per proteggere le identità dei partecipanti.
“La diseguaglianza è il peggior cancro.”
“ La democrazia è dei ricchi: la dittatura dei poveri”. “Un patriota, un idiota “
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Las Poblaciones sono i quartieri che circondano la periferia della maggior parte delle città cilene. A partire dagli anni Cinquanta e Sessanta, i migranti urbani occuparono la terra e lavorarono insieme per costruire quartieri e per difendere le loro case dagli sgomberi. Nelle loro attuali assemblee di quartiere, nei progetti sociali di zona e nelle proteste politiche, residenti si avvalgono di una lunga storia di organizzazione rivoluzionaria e della successiva repressione durante la dittatura di Pinochet (1973-1990). Anche se questi quartieri non sono più oppressi come la zona rossa dei dissidenti politici, sono attualmente sorvegliati in quanti ritenuti zona rossa dell’attività criminale. ↩
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I tomaterrenos sono azioni dirette in cui le famiglie senza un alloggio stabile, senzatetto o persone che vivono con i parenti, occupano collettivamente terreni liberi per organizzare un quartiere e costruire le proprie abitazioni. Usiamo il termine “tomaterreno” perché le parole più vicine in italiano - squatting, baraccopoli e occupazione della terra – hanno tutte delle sfumature leggermente diverse. A differenza degli squat cileni, i tomaterrenos non sono legati a nessuna particolare sottocultura o tendenza politica. I membri provengono da contesti politici diversi; possono anche essere persone di destra che s’impegnano in un’azione diretta al fianco dei comunisti! Non usiamo la parola baraccopoli, perché tale termine denota semplicemente alloggi ad hoc dei poveri urbani. Le persone non partecipano a tomaterrenos solamente per povertà o per mancanza di alloggi. Scelgono piuttosto d’impegnarsi in un’azione diretta collettiva per confiscare insieme un terreno libero: pianificano l’azione, mappano il terreno e si aiutano a vicenda per costruire delle case. Usiamo tomaterreno invece di “occupazione della terra” perché, per i lettori anglofoni, il termine “occupazione” evoca il movimento Occupy del 2011 e i movimenti correlati che occupano lo spazio pubblico con la visione di costruire un microcosmo alternativo al mondo sociale esistente. Il coordinamento e l’esecuzione dei tomaterrenos non si basano su ideali politici quanto su bisogni materiali e sociali. La motivazione è data dal modo in cui le persone desiderano vivere nel loro ambiente nonostante le interferenze delle agenzie governative e delle istituzioni pubbliche. ↩